mercoledì 30 dicembre 2015

Ex Cementificio di Tregnago

Il Brigante Falasco torna ad infestare le pagine web con preziosissime informazioni su luoghi strani, insoliti ed abbandonati dopo essere scomparso per un po' di tempo. Intanto, non è mica rimasto con le mani in mano! Si è informato, documentato, ha conquistato e visto con i propri occhi cose che voi umani non potreste nemmeno nominare!
Tra le varie conquiste, il Nostro e la sua banda hanno fatto una visitina all'ex Cementificio di Tregnago. La vecchia fabbrica è posizionata in bella vista a fianco della circonvallazione di Tregnago che porta a nord, verso Badia Calavena, è impossibile non vedere gli alti forni dell'edificio. Entrare è ancora più facile, nonostante una rete metallica che ne delimita la proprietà: la fabbrica è un po' fatiscente, ma non ci dovrebbero essere troppi rischi ad entrare. L'edificio è grande, a tratti si nota la struttura scheletrica di alcune parti che hanno risentito più di altre il passare degli anni, mentre altre risultano ben conservate. Una scala a chiocciola posizionata all'esterno porta verso il tetto, sul quale poggia un'ulteriore scala che il Brigante Falasco saggiamente non affronta, il tetto pare troppo fragile, mentre ben più sicuri sembrano i piccoli passaggi sottostanti, dei portali ad arcata che introducono il Brigante e la sua banda nell'edificio abbandonato. Il pavimento delle prime camere è coperto di detriti, probabilmente materiale per la fabbricazione del cemento, e dopo averle attraversate si arriva ad un cortile centrale dal quale si possono notare uno dei forni più alti, una specie di mulino ad acqua in legno e gli altri portali che fanno entrare nell'ala est. Gironzolando qua e là, il Brigante, con il suo occhio di falco, scorge una targa che indica la data dell'inizio dei lavori di costruzione del cementificio, 5 febbraio 1922. Tra tunnel oscuri, gettate di cemento solidificato e scale pericolanti, ce n'è da esplorare, e l'intera banda saltella curiosa da un lato all'altro dell'edificio. L'intera area non è però abbandonata, una sezione del cementificio nel 2012 è stata rinnovata ed ora ospita una palestra, un auditorium ed una scuola. Certo, quella è la parte meno interessante del complesso, però è giusto che strutture così vengano riutilizzate per il bene comune, senza però dimenticare ciò che rappresentavano in passato: un altoforno, ristrutturato anch'esso, sembra essere lì per ricordarcelo.
Il cementificio è stato voluto negli anni 20 dall'Amministrazione Comunale di Tregnago per rilanciare l'economia locale, basata fino a quel momento sull'agricoltura. L'azienda Italcementi, che voleva inizialmente costruire il cementificio a Caldiero per una migliore posizione logistica, ha infine scelto Tregnago per la sua vicinanza al Monte Tomelon, dal quale avrebbe estratto la materia prima, per l'esenzione alle tasse che il comune gli offriva e per la costruzione di un'acquedotto che portava da Giazza l'acqua necessaria per la lavorazione del cemento e di una tranvia che collegava con Verona. Il cementificio è arrivato ad avere 10 forni verticali che fabbricavano calce idraulica e 3 forni rotanti per il cemento portland, che hanno fornito il materiale per costruire, tra gli altri, il ponte tra Mestre e Venezia. Purtroppo, negli anni sessanta è cominciato il declino e nel 1973 il cementificio ha smesso di funzionare.
I forni verticali del cementificio, che dominano l'intero paese di Tregnago, ci ricordano 40 anni di storia del paese, peccato che questo sito di archeologia industriale sia poco conosciuto! Ma il Brigante Falasco è qui per rimediare a questo…

Il Brigante Falasco si è informato prima di scrivere! Dove?
http://www.comune.tregnago.vr.it/web/tregnago/vivere/vivere-interna?p_p_id=ALFRESCO_MYPORTAL_CONTENT_PROXY_WAR_myportalportlet_INSTANCE_nc6A&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&p_p_mode=view&template=/regioneveneto/myportal/html-generico-detail&uuid=165260cd-9d3d-4874-bc17-748977fffb58&contentArea=_Tregnago_vivere-interna_Body1_
https://it.wikipedia.org/wiki/Tregnago
http://www.linthout.it/italcementi.html



L'ingresso al cementificio


Il Brigante Falasco si diverte a giocare a nascondino...


La ciminiera più alta


 Il cortile interno


I tunnel oscuri del cementificio

martedì 1 dicembre 2015

Chiesa Vecchia di Breonio

Al Brigante Falasco piacciono l'aria fresca dei Lessini, gli estesi prati sui quali pascolano placidamente le mucche e i caratteristici paesini di pietra delle "sue" montagne, ed è in uno di questi, Breonio, che la sua attenzione si posa su un edificio abbandonato e purtroppo dimenticato da molti.
Si tratta della chiesa settecentesca di Breonio, dedicata a San Marziale, isolata rispetto al resto del paese, posizionata vicino alla strada che scende verso Molina. Non è difficile trovarla, il suo campanile svetta ancora con eleganza, ancora più in su degli alti pini che la circondano. Gironzolando per Breonio ci si può chiedere perché siano presenti ben tre chiese in un paesino di 246 abitanti, una antica in stile romanico, situata in zona centrale, questa chiesa, abbandonata da decenni, ed una più nuova, costruita intorno agli anni Sessanta. Popolo estremamente religioso? Forse sì, ma le vicende che hanno portato Breonio a possedere tre chiese non sono strettamente legate alla religiosità dei suoi abitanti.
Nel 1753 gli abitanti di Breonio richiesero al governo di Venezia di poter restaurare la vecchia chiesa romanica, ma ciò non venne loro concesso; venne invece rilasciata una licenza per poter costruire una nuova chiesa. Fu lo stesso parroco che donò un suo terreno per il nuovo edificio religioso, oltre a finanziare in parte il progetto, i lavori cominciarono nel 1778 e terminarono nel 1825, dopo molti parroci e varie vicissitudini. Oltre alla chiesa, vennero costruiti anche la casa canonica ed il cimitero. Purtroppo, dopo pochi anni dalla sua costruzione, la chiesa presentava già delle crepe, che si allargarono dopo il terremoto del 1882: inevitabile, nel 1890, la decisione delle autorità di chiudere a tempo indeterminato l'edificio. All'inizio del Novecento il popolo e il nuovo parroco si diedero da fare per rendere nuovamente agibile la chiesa, riuscendovi, ma col passare del tempo le crepe ripresero a farsi vedere nelle pareti, fino a che, nel 1952, quando la parrocchia era guidata da Don Dalla Valentina, fu chiusa definitivamente secondo un'ordinanza del Genio Civile. C'è chi dice però che l'abbandono della vecchia chiesa fu voluta soprattutto dal parroco, che insisteva nella costruzione di un nuovo tempio, che fu infine costruito e denominato "San Marziale in Santa Maria Regina". La vecchia chiesa fu addirittura demolita a colpi di dinamite, ma la chiesa non dev'essere stata poi così fragile, visto che tutt'oggi si possono ammirare i resti di ciò che non è stato devastato dall'esplosivo.
I paramenti sacri sono stati trasferiti nella nuova chiesa ed ora quello che rimane dell'edificio sono l'alto campanile, il frontone e l'abside, mentre al posto della navata c'è un praticello sul quale sono nati dei pini, sotto la quale ombra il Brigante Falsasco si è riposato. La sensazione di essere al contempo su un prato e dentro ad una chiesa è bizzarra, se si guarda in alto, sdraiati sull'erba, in direzione dell'abside, si possono addirittura notare alcuni resti di affreschi. A fianco pare intatta invece la grande casa canonica, anzi, sembra anche ben curata, con il prato tagliato all'inglese. Dietro la chiesa è presente anche il cimitero antico, con interessanti tombe dell'Ottocento.
Il sito è affascinante ed è un vero peccato che la chiesa sia stata demolita con la dinamite. Il Brigante Falasco ci ritorna sempre con piacere ed invita tutti ad avvicinarsi a questo pezzo di storia abbandonato, se non altro per godere della bella natura che circonda Breonio e per fare una bella camminata su per i monti!


Il Brigante Falasco ne sa un botto eh! Ma anche lui deve informarsi per bene su ciò che vede, per esempio qui:

http://luigi-pellini.blogspot.it/2010/01/la-chiesa-distrutta.html
http://prolocobreonio.beepworld.it/sanmarziale700.htm
http://www.beweb.chiesacattolica.it/edificios/edificio/17338/Chiesa+di+San+Marziale+in+Santa+Maria+Regina

 Il pino prima o poi raggiungerà il campanile...



La vegetazione vince!


 In effetti, neanche il Brigante Falasco avrebbe detto più di due Ave Maria in una chiesa con delle crepe così...


 La canonica, che non sembra del tutto abbandonata...


Chiesa Vecchia in salsa seppia