sabato 31 ottobre 2015

Sanatorio La Grola

Aaah la Valpolicella! Il vino, le ville, le dolci colline, le cave di pietra, i malati di tubercolosi… eh?? I malati di tubercolosi? Certo, il Brigante Falasco ne ha le prove! In Valpolicella andava anche chi era malato di tubercolosi.
Il Brigante Falasco nel suo antichissimo passato non ha mai avuto problemi di questo tipo, sempre sano come un pesce lui, ma è comunque venuto a conoscenza del sanatorio La Grola, che accoglieva appunto i malati di tubercolosi. Ma con un nome così poteva funzionare? Non è che portava un po' sfortuna? Mah…
Scovare il sanatorio non è facilissimo, si trova in una collinetta dietro a Sant'Ambrogio di Valpolicella, chiamata - ovviamente - La Grola, e se non si conosce bene la strada non la si trova immediatamente. Il Brigante Falasco si è fatto un giro de l'ostrega per trovarla, ma almeno si è goduto il panorama dalla collinetta, visitando l'antica chiesetta di San Zenetto e camminando tra i vigneti. Tutto d'un tratto, tra la fitta vegetazione di un boschetto, è sbucato il sanatorio, ma anche per entrarci non è stato facile e ha dovuto circumnavigare il pianeta per trovare un'entrata.
Al principio, il Brigante Falasco si è trovato di fronte a delle case abbandonate, probabilmente delle case per i lavoratori del sanatorio, o forse degli abitanti della località, che includevano anche una piccola chiesetta: il tutto è messo abbastanza maluccio, peccato, potrebbero essere delle villette niente male, con un panorama invidiabile.
Individuato il passaggio per il sanatorio, bisogna attraversare il boschetto selvaggio, composto da piante decisamente alte e una vegetazione fitta, si affianca un vecchio forno con tanto di ciminiera (chissà a cosa serviva) ed infine, appena sbucati dal bosco, ci si trova di fronte all'imponente palazzo del sanatorio. L'edificio è impressionante, possente, costruito in un semplice stile liberty ed ancora in buone condizioni, almeno per quanto riguarda gli esterni. Nelle due colonne dell'entrata si notano due stemmi rappresentanti le scale degli Scaligeri, mentre a fianco fa bella mostra di se una placca che specifica che il sanatorio è "sorto per concorde tenacia dell'amministrazione provinciale e consacrato alle auguste giovinezze dei principi di Piemonte", datata 28 ottobre 1931. Il Brigante Falasco e la sua banda hanno proseguito nell'esplorazione del sanatorio, ben sapendo che non sono di certo tra i primi visitatori del grande palazzo, le piccole sfere per giocare a softair sono disseminate ovunque sul pavimento e le pareti sono imbrattate da scritte e disegni più o meno artistici, anzi, direi che si potrebbe fare a gara per premiare quello più brutto… Inoltre, nel sanatorio è stato addirittura girato un video di una rock band veronese.
All'interno notiamo subito il primo oggetto inconsueto della giornata, una cesta per bambini posizionata proprio nel salone d'ingresso, cosa ci faccia li è un mistero. Il palazzo è composto di molte stanze, grandi, luminose ed aerate, c'è persino la presenza di un piccolo teatrino e di un ascensore, ormai ridotto a un mucchio di ferrame, che collegava i tre piani dell'edificio. Il Brigante è subito attratto dai sotterranei, oscuri e sinistri, sono in condizioni abbastanza disastrate, con infiltrazioni d'acqua e rottami ovunque, ma la sua attenzione è attirata da una stanza nella quale si imbatte in un pavimento coperto da miriadi di piccole lettere di metallo e una branda di ferro: ecco, la stanza degli orrori! Mmm troppi film…
Facendo il giro dei sotterranei si esce dall'altro lato del sanatorio, e voilà, agli occhi della banda si presenta una bella strada asfaltata che porta direttamente all'entrata! Arrivare al sanatorio non è poi così difficile… Il giro prosegue nei piani superiori del sanatorio, sempre spogli ed eleganti, con grandi terrazzi sostenuti da colonne in pietra di Prun, dai quali si può ammirare il bel paesaggio sulla Valpolicella, interrotto di tanto in tanto dalla punta dei pini.
Riguardo alla storia del luogo, il sanatorio è stato istituito nel 1919 come sezione staccata del sanatorio popolare di Ponton e assisteva solo persone di sesso femminile provenienti dai ceti medio bassi.
Il sanatorio La Grola è dichiarato conquistato, un altro luogo dimenticato e meritevole di essere conosciuto, almeno per la bellezza del paesaggio che lo circonda: di sentieri intorno al sito ce ne sono a valangate, una bella passeggiata in Valpolicella non fa mai male!

Il Brigante Falasco è riuscito ad estrapolare le informazioni sul sanatorio su internet, da questi siti:

https://polveresupellicola.wordpress.com/2014/07/18/sanatorio-della-grola/
http://www.linthout.it/grola.html


 La fornace del sanatorio


Oggetti inconsueti


Il "lettino delle torture"


 Gli ampi saloni con i graffiti di dubbio gusto


Eh, che panorama...


 L'entrata


 Horror movie

lunedì 26 ottobre 2015

Avesa e Fiume Lorì

Non aspettatevi che il Brigante Falasco conquisti solo luoghi abbandonati, anche posti poco conosciuti e meritevoli di essere scoperti da tutti sono tra le sue mete preferite.
In sella al suo fido destriero, il Brigante stava scendendo dalle colline di Montecchio, per arrivare alla ridente località di Avesa, bel quartiere tranquillo di Verona, nonchè uno dei suoi preferiti. Perché? Perché conserva ancora le caratteristiche di un piccolo paesino, nel quale il tempo pare essersi fermato a più di cinquant'anni fa, quando il quartiere era famoso per le sue lavandare. Il nome Avesa deriva da "ave", falda d'acqua (anche se qualcuno dice da "ave", ape, per l'operosità dei suoi abitanti), e qui la falda d'acqua più importante è rappresentata dal fiume Lorì. E' proprio la sorgente del Lorì che il Bringante Falasco ha voluto visitare, una specie di piscina racchiusa tra delle mura dalla quale sgorga l'acqua pura che forma il piccolo fiume. Trovarla non è difficile, basta andare in Via Sorgente Lorì, più ovvio di così! Dalla sorgente, il Lorì scorre poi tra le case di Avesa, apparendo di tanto in tanto sotto ponticelli e lavatoi. Il Lorì è stato di grande importanza per l'economia di Avesa, ma anche per la storia di Verona: in epoca romana alimentava l'acquedotto di Verona, Cansignorio costruì addirittura una fontana in piazza Erbe alimentata dalle sue acque, che qualche secolo più tardi facevano funzionare una decina di mulini, ed infine dall'Ottocento fino alla seconda guera mondiale centinaia di lavandare utilizzarono il fiume per pulire i panni di mezza Verona.
Ancora adesso, tra le viuzze del quartiere, si possono notare le pietre sulle quali venivano lavati i panni e le tettoie che proteggevano le lavandare dal sole e dalla pioggia, come quelle vicino alla chiesa di Camaldola, ancora ben conservate: le acque del Lorì sgorgano anche dalla bocca del leone di Avesa, una fontana del 1877 situata nella piazza principale del quartiere.
Il Brigante Falasco invita tutti a visitare il caratteristico quartiere di Avesa e seguire il fiume Lorì, oggi purtroppo incanalato per la maggior parte del suo percorso: per visitare piccoli borghi affascinanti non bisogna mica andare in Provenza, ce li abbiamo a quattro passi da casa!

Dove ha estrapolato tutte queste informazioni il quasi onniscente Brigante Falasco?? Qui!
http://lamiaverona.jimdo.com/non-solo-adige/lor%C3%AC/
http://lamiaverona.jimdo.com/briciole/panni-sporchi-ad-avesa/



La sorgente del Lorì


Il Lorì e le pietre dove le lavandare lavavano i panni


I lavatoi con la tettoia vicino alla chiesetta


Il Lorì scorre tra le case di Avesa...


... e sgorga dalla bocca del leone!

domenica 18 ottobre 2015

Villa Monte Rocca

Il Brigante Falasco ogni tanto si concede del relax, ma mentre si dirigeva alle terme di Giunone a Caldiero il suo occhio si è posato sulla collinetta che domina il paesino, il Monte Rocca, sulla quale cima si trova una villetta, all'apparenza abbandonata.
Al diavolo le terme, bisogna esplorare! Sicuramente c'è qualcosa di interessante lassù! D'altronde, non ci sarebbe da meravigliarsi, dato che la zona del Monte Rocca è stata abitata sin dall'epoca del bronzo, mica dall'altro ieri, ancor prima dei romani, che stavano meglio ai piedi della collina, vicino alle terme: sul colle, tra l'altro, in epoca medievale, era stato costruito qualcosa, probabilmente un castello, visto che è stata trovata una cinta muraria, che si dice essere stato costruito nel X secolo e distrutto da Ezzelino da Romano nel 1233. Infine, si dice che sia stato da qua che Napoleone Bonaparte abbia osservato la battaglia di Arcole durante la campagna d'Italia
 Il Brigante Falasco, in compagnia del suo fido esploratore, non ha avuto difficoltà a trovare la maniera per raggiungere la cima della collina. Il parco del Monte Rocca è verdeggiante, ombroso e sicuramente potrebbe essere tenuto un po' meglio, ci sono dei lavori in corso, ma sembrano in corso da anni. Sin dal sentierino del parco si nota una costruzione grigia, che pare un castello, e che è effettivamente chiamato "il castello", costruito nella prima metà dell'Ottocento e commissionato dal medico Luigi Parisi sull'esempio del primo castello della collina. Il castello non è poi così interessante, mentre molto più interessante è la villetta posta in cima alla collina, un edificio a forma ottagonale e dai lineamenti neogotici, costruita su disegno di Guido Gaspari nella seconda metà del XIX secolo. Vivere in una villetta del genere deve essere stato molto comodo, visto che è più alta che larga, spigolosa e con numerose e piccole stanze. All'esterno l'edificio non si presenta poi così male, con pareti decorate con motivi romboidali e dei serramenti che paiono nuovi, dalle incisioni fiabesche. Una targa ricorda che Umberto, Principe ereditario d'Italia, assistè dal colle alla fazione campale di Caldiero, nel 24 ottobre 1870, mentre un'altra dice lo stesso di Vittorio Emanuele II un anno dopo: gente famosa eh!
L'Interno lascia di stucco, ogni piccola stanza è affrescata, pareti e soffitti, molte delle quali imbrattate dai vandali, che hanno pure sfondato la porta d'ingresso: alcune delle scritte sono delle grandissime opere poetiche a sfondo sessuale, accompagnate da disegni degni del miglior Michelangelo e scritti con una grammatica treccanesca. Al centro, una scala a chiocciola collega il tenebroso piano sotterraneo con il piano terra e il secondo piano. Nel secondo piano si nota ancora il passaggio dei vandali, ma interessanti sono i balconcini che permettono di ammirare il bosco. L'ultimo piano è la mansarda, che presenta un soffitto con travi di legno che pare essere stato essere restaurato da poco e piccoli oblò dai quali si gode un bel paesaggio. All'attraversare la mansarda, al Brigante Falasco è venuto un attacco di romanticismo: qualche visitatore ha fatto della stanza l'alcova d'amore per una serata, con tanto di lettino rosso passione, un cuore sul pavimento disegnato con i lumini ed una scritta romantica sulla parete: ok, avranno imbrattato la parete, ma con amore!
Ma non è con amore che il Brigante Falasco annuncia il suo sdegno per un'altra opera degna di nota lasciata in rovina e alla balia dei vandali! Bisogna ridare dignità al parco e alla villa!

Su questi utili siti si è informato il Brigante Falasco:
http://diforidi.it/dalla-storia/
http://www.vicenzabionde.it/caldiero.html


La villa di Monte Rocca


Gli interni affrescati, modesti direi...


Una bella vista su una piccola parte di Caldiero, le colline i Lessini e il Carega


Alcova d'amore per teneri amanti


La scala a chiocciola al centro della villa

martedì 13 ottobre 2015

Castello d'Illasi

Il Brigante Falasco non si ferma davanti a niente, nemmeno al paranormale, alle presenze dall'aldilà, ai fantasmi! Che temerario…
Questa volta la destinazione è stata il castello di Illasi, infestata nientepopodimeno che dal fantasma di Ginevra Serego degli Alighieri! Avete ancora il coraggio di continuare a leggere? A vostro rischio e pericolo, non si sa mai che il suo fantasma venga a turbare anche il vostro sonno… La signora Ginevra è stata una lontana discendente del buon Dante, che con Verona aveva sempre avuto un buon rapporto, ma aimeh la sua fine non è stata per niente degna del suo celebre parente. Ginevra si era sposata nel 1584 con il nobile Girolamo Pompei, un matrimonio segnato più dai soldi che dall'amore, infatti il patrimonio della famiglia Serego Alighieri era notevole ed i Pompei erano stati insigniti come conti di Illasi grazie ai servigi resi alla Repubblica di Venezia. Lei, giovanissima, riuscì a dare una figlia al conte solo 5 anni dopo il matrimonio, che fu chiamata Faustina. Ginevra era accompagnata dalla sorella del conte, Suordamor, e dalla serva Agnolina, entrambe della stessa età di Ginevra, e come guardia del corpo fu scelto l'amico di sempre di Girolamo Pompei, Gregorio Griffo. Il conte, essendo un uomo d'armi, era spesso obbligato a lasciare Illasi per lunghi periodi, Ginevra si sentiva un po' sola e… beh sapete come finiscono queste storie! Gregorio Griffo era sempre vicino a lei e ben presto tra i due scoppiò un amore passionale. Gregorio era in verità un latin lover, amato segretamente da tutte le pulzelle di corte, la gelosia dilagò tra di loro e le compagne di pettegolezzi di Ginevra, Suordamor e Agnolina, raccontarono tutto al conte. Disonore! Non si poteva certo sopportare quest'onta, ma a tradirlo era stato proprio un suo amico e uomo d'armi, non lo si poteva accusare apertamente, quindi venne architettato un piano: venne raccontato che il podestà di Verona Virginio Orsini, altro latin lover del tempo, era stato il farabutto ad averlo reso cornuto. Il governatore  fu infine costretto a fuggire prima a  Mantova e poi a Venezia, dove avrebbe sempre giurato la sua innocenza. Ginevra fu costretta a firmare una confessione pubblica nel castello di Illasi, nella quale giurava di essere stata stuprata dal podestà la notte del 22 novembre 1592. Ginevra fu anche accusata dell'omicidio di Gregorio Griffo, che, secondo la versione "ufficiale", era stato colui che aveva fatto entrare il cornificatore nella camera di Ginevra, e poi ucciso da quindici pugnalate dalla donna. Dopo qualche tempo, la contessa scomparve.
Secoli dopo, nel 1800, durante dei lavori di restauro del castello, fu scoperta una stanza segreta con lo scheletro di una giovane donna ancora in catene, ed il collegamento con la scomparsa di Ginevra fu più che ovvio: la giovane donna era stata murata viva! Ecco forse spiegate le urla che si sentivano provenire dal castello prima del ritrovamento dello scheletro. Le ossa furono raccolte dal conte Antonio Pompei e custoditi in un'urna nel palazzo Pompei di Illasi.
Con che coraggio è entrato il Brigante Falasco nel castello! Circondato da vigneti, il castello si trova in posizione panoramica, su una collinetta tra la valle d'Illasi e la valle Tramigna, e pare inaccessibile. Solo le doti di scalatori del Brigante e della sua banda hanno permesso ai nostri di passare le due cinte murarie del castello e ad entrare nell'ampio cortile, dopo aver attraversato un selvaggio boschetto. All'interno si trovano delle casette, usate nel corso degli anni anche da stalla (si sente ancora l'odore di pecora…o capra?) e si può ammirare ancora un antico pozzo. La torre è imponente, 32 metri di altezza, bisogna scalare un po' per raggiungerla, e dalla sua entrata si può ammirare lo splendido paesaggio, che spazia dal Baldo al Carega verso nord, mentre a sud le colline degradano dolcemente verso la Pianura Padana. Nel castello non rimane molto, tutto cade a pezzi, l'edera copre le pareti che si stanno sgretolando piano piano, si notano i fori per le travi che sostenevano i tre piani, le cavità che contenevano i grandi camini, mentre in alto è ancora presente la campana. Al di fuori del castello, una piccola cavità che pare un forno. Il tutto, illuminato dalla luce dell'alba, è stupendo, ma il castello è bellissimo anche al tramonto, dove assume toni rosati, e di notte, baciato dai raggi della luna.
Il castello non è visitabile, ed è un vero peccato, anche perché è tralasciato e avrebbe bisogno di interventi di restauro. E sì che del castello si hanno notizie sin dal lontano 971! Tra gli altri, il maniero è stato di proprietà dei Montecchi nel 1223, fu occupato dal mitico Ezzelino da Romano nel 1243, passò in mano agli Scaligeri nel 1289, che lo rinnovarono; fu il turno poi di veneziani, viscontei, nuovamente veneziani, che poi lo concessero alla famiglia Pompei nel 1509. I Pompei vi ci abitarono fino al Settecento e poi si trasferirono nella villa costruita al piede del colle. Ecco, tutti questi anni di storia, di padroni, di conquiste… per essere solo un mucchio di pietre abbandonate! No, non si fà! Il Brigante Falasco non lo accetta! Dichiara conquistato il Castello, ne diviene il legittimo proprietario, e obbliga chi di dovere ad una rivalutazione dello stesso! Altrimenti il fantasma della contessa Alighieri vi perseguiterà!!!


Il Brigante Falasco, nonostante la sua antica provenienza, utilizza metodi moderni per informarsi dei luoghi che visita! Ecco qua dove:
http://www.corrillasi.it/turismo-e-cultura/illasi-e-dintorni.html
http://www.esoterismoemisteri.com/il_fantasma_di_illasi.html
https://veneziacriminale.wordpress.com/2013/04/21/il-mistero-di-illasi-il-delitto-che-coinvolse-ginevra-serego-alighieri-discendente-di-dante-verona-1592/


Il cortile interno del castello


La parete est


L'interno del castello


Il boschetto selvaggio che circonda le mura


El vin l'è bon soto al castelo!

domenica 4 ottobre 2015

Forte San Marco

Lo sapevate che fortini, fortezze e castelli sono la passione del Brigante Falasco? Più di qualsiasi altra cosa… Accompagnatelo in una delle sue incursioni in queste fortificazioni antiche e lo vedrete saltellare da un muro all'altro come una cavalletta contenta!
L'ultima conquista del Brigante è quella del Forte San Marco, un forte particolare se paragonato agli altri forti della provincia di Verona. La quasi totalità dei forti di Verona sono di origine austriaca e costruiti tra il 1833 e il 1866, anno dell'entrata del Veneto nel Regno d'Italia. Ovviamente, i fortini di origine austriaca avevano tutte le bocche di fuoco principalmente rivolte verso sud, il nemico sarebbe venuto da là e quella era la direzione che dovevano avere i cannoni, ma l'esercito del neo-formato Regno d'Italia che se ne faceva di fortini che erano rivolti contro se stessi? Si misero quindi a rinnovare fortini già esistenti e costruire delle nuove strutture difensive che avrebbero dovuto difendere il regno da attacchi dal nord, che sarebbero probabilmente arrivati dalla Val Lagarina, ovvero la Val d'Adige, e quindi voilà, ecco dei nuovi fortini, il forte Masua, il forte di Naole, Cimo Grande, Tagliata di Canale e quindi il forte conquistato dal Brigante, il Forte San Marco. Costruito tra il 1888 e il 1913, è il più giovane tra i forti della zona, non è stato quasi mai utilizzato in guerra ed è stato chiamato così per la cappella dedicata a San Marco che sorgeva sullo stesso terreno.
Arrivare al forte non è difficile, basta raggiungere la località Castelletto di Lubiara, vicino a Rivoli Veronese e poi seguire il sentiero che sale sul monte Cordespino, che offre scorci notevoli sulle colline verdeggianti a ridosso del monte Baldo e sul lago di Garda. In verità c'è un'altra maniera per raggiungere il forte, dalla vecchia strada militare da Zuane, quaranta tornanti che faranno la gioia di ogni conquistatore ciclista!
L'entrata principale al forte è aperta, sennò ardua sarebbe stata la conquista: impossibile entrare nella struttura senza passare dalla portone d'ingresso, parte di essa è a strapiombo su una falesia che dà sulla val Lagarina, mentre il resto dell'edificio è circondato da un profondo fossato che rendono le mura del forte ancora più impenetrabili. Il Brigante Falasco e la sua banda non sono gli unici visitatori, altri interessati gironzolano tra il labirintico fortino, e la grande quantità di piccole palline bianche per terra indicano che i giocatori di soft air non disdegnano le visite al sito. L'interno è ovviamente totalmente abbandonato, lasciato al suo destino, imbrattato da scritte ad "alto livello culturale", ma molto affascinate per la sua struttura labirintica a più livelli. Le gallerie sotterrane attirano subito le attenzioni della banda, ma non sono molto lunghe, mentre molto più interessanti sono i corridoi che collegano le varie sale da entrate ad arco, le cannoniere e i due ampi cortili. Il valore aggiunto del forte è però la vista dalla parte alta della struttura, 360 gradi di puro orgasmo visivo, con panorami mozzafiato sulla Val Lagarina, il Monte Baldo, il Lago di Garda, la Chiusa, il Monte Pastello, il monte Cordespino, la Pianura Padana e i numerosi paesini che costellano la zona. Da ammirare in silenzio per lunghissimi minuti, con un pezzo di ricotta affumicata in mano, dei crakers e una mela.
Nella zona della val d'Adige solo il forte di Rivoli è degnamente conservato, mentre tutti gli altri sono in stato d'abbandono, ed è una vergogna! Il Brigante Falasco non accetta che un altro pezzo di storia venga lasciato andare alla malora, e visto che il forte è di proprietà privata annuncia in pompa magna una prossima conquista definitiva se il proprietario non si dà una mossa per ristrutturare la struttura! Parola del Brigante!!!

Il Brigante Falasco non è onnisciente e ha ricavato le informazioni da:
https://ifortidirivoli.wordpress.com/category/forti-italiani-val-dadige/
http://www.tourism.verona.it/it/cosa-fare/arte-e-cultura/forti-rocche-e-castelli/forte-di-caprino-veronese


L'ingresso al forte, il ponte levatoio e il profondo fossato


I magnifici passaggi del forte


Il lato nord con il monte Cordespino ed un monte Baldo coperto dalle nuvole


Il panorama dal lato nord...


...e dal lato sud