Seguendo il serpentoso corso dell'Adige, poco dopo aver sorpassato il centro città, si entra nel parco dell'Adige Sud, e cosa si trova nascosto dietro la boscaglia, stretto nell'ansa del fiume? Uno dei monumenti meno conosciuti di Verona, nonostante la sua importanza storica. Stiamo parlando del Lazzaretto, uno degli angoli di Verona preferiti dal Brigante Falasco!
Un lazzaretto? "Ma va!", diranno alcuni, "Che è?", diranno altri… Ebbene, il Brigante Falasco è qui per raccontarvi qualcosa di ciò che è rimasto di questo angolo nascosto di Verona. La città, quando era ancora sotto la dominazione veneziana, si rese conto che non aveva spazi adeguati sufficienti per coloro che si ammalavano di malattie contagiose, quindi, seguendo l'esempio di Venezia prima e di Milano poi, cominciò a progettare la costruzione di un lazzaretto per i malati. Come location venne scelta la zona di San Pancrazio, trovandosi dopo la città, in una zona isolata e protetta da un'ansa dell'Adige e i lavori cominciarono nel 1549, per finire nel 1628. Ottant'anni! Beh, ci si metteva tanto a costruire, come adesso! Chissà, magari l'amministrazione comunale avrà avuto dei problemi di riciclaggio con i soldi provenienti dall'ospedale di Tomba, grazie ai quali si poté finanziare il progetto. Tra l'altro, secondo il Vasari, grande artista del tempo, l'architetto del lazzaretto fu il mitico Michele Sammicheli, grande idolo del Brigante Falasco, mica pizza e fichi, anche se alcuni dicono che il progetto sia di Giangiacomo Sanguinetto: mah… guardando bene il tempio al centro dell'edificio tutto riconduce a Sammicheli, non ricorda mica la chiesa di Madonna di Campagna?!?
Del magnifico edificio ormai non rimane molto, purtroppo la sfortuna ha perseguitato il povero lazzaretto. Appena due anni dopo la sua costruzione scoppiò la peste a Verona, portata dai soldati tedeschi, quindi cominciò ad essere usato in maniera massiccia, basti pensare che in quegli anni su 54000 abitanti morirono circa 33000 veronesi a causa della peste. Il lazzaretto poteva ospitare fino a 5000 malati, gli altri dovettero essere chiusi in casa e i morti gettati nell'Adige. L'edificio era diviso in quattro reparti, che separavano i malati secondo la gravità della loro malattia, erano presenti più di 150 stanze e il complesso era circondato da mura ed arcate, con quattro portoni d'ingresso e delle torri ai vertici: in mezzo stava il tempio, sorretto da colonne, dal quale si celebrava la messa, che poteva essere ascoltata da tutti grazie ad all'ottima acustica della struttura. Poi, verso la fine del '700, venne utilizzato come deposito di esplosivi, per riprendere il suo fine sanitario per curare soldati francesi ed austriaci, quindi venne ritrasformato in deposito di munizioni fino alla seconda guerra mondiale. I tedeschi lo vollero far saltare, ma non ci riuscirono: il lato orientale dell'edificio fu raso al suolo dai fascisti, che per entrare nel lazzaretto scaricarono raffiche di mitra sulle porte, dando fuoco agli esplosivi. Il lato occidentale invece fu distrutto da un'esplosione causata inavvertitamente da dei curiosi che gironzolavano nell'area del lazzaretto nel 1945, provocando la morte anche di una trentina di persone.
Quindi, cosa si presenta oggi agli occhi del Brigante Falasco? Innanzitutto, una grande sorpresa. Per anni quest'area è stata abbandonata a se stessa, dove spaccio e quant'altro non erano rari, ma adesso sono in corso grandi opere di recupero grazie al FAI, che ha preso in gestione la zona. Il territorio è stato ripulito dalla vegetazione infestante, il che ora ci permette di osservare ciò che è rimasto delle arcate esterne del lazzaretto, che correvano lungo tutto il perimetro della struttura e che ora spuntano solo qua e la, in condizioni abbastanza critiche. Sembra di essere in un'area archeologica degna di Indiana Jones, in alcuni tratti si nota persino la pavimentazione delle celle, mentre cumuli di pietre dell'Adige stanno ad indicare che era con loro che si era edificato il lazzaretto. Il settore che più risalta nella struttura è il tempio, elegante, dalla pianta circolare, sorretto da una doppia fila di colonne: la cupola non esiste più, ma ora dal centro del tempio si può osservare il cielo, quasi come se ci si trovasse nel Pantheon romano.
Il Brigante Falasco ama il lazzaretto ed è contento che, dopo anni di cure da parte dell'Associazione Pro Loco Lazzaretto e false promesse da parte del Comune (doveva diventare un parco, addirittura collegato con la Bosco Buri attraverso una passerella sull'Adige), ora il FAI si stia occupando del suo restauro! Speriamo quindi che questo angolo della Verona Nascosta si faccia meno nascosto e sempre più conosciuto dai veronesi e non, la storia della città passa anche da qui! Tra l'altro, è una bella zona per una bella corsetta, una pedalata, un pic nic o una rappresentazione teatrale estiva…
Le informazioni sul lazzaretto? Il Brigante Falasco le ha lette sul pannello informativo posizionato al di fuori del monumento e anche su questo sito:
http://lazzarettovr.jimdo.com/storia-del-lazzaretto-deutsch-und-englisch-version/
Un lazzaretto? "Ma va!", diranno alcuni, "Che è?", diranno altri… Ebbene, il Brigante Falasco è qui per raccontarvi qualcosa di ciò che è rimasto di questo angolo nascosto di Verona. La città, quando era ancora sotto la dominazione veneziana, si rese conto che non aveva spazi adeguati sufficienti per coloro che si ammalavano di malattie contagiose, quindi, seguendo l'esempio di Venezia prima e di Milano poi, cominciò a progettare la costruzione di un lazzaretto per i malati. Come location venne scelta la zona di San Pancrazio, trovandosi dopo la città, in una zona isolata e protetta da un'ansa dell'Adige e i lavori cominciarono nel 1549, per finire nel 1628. Ottant'anni! Beh, ci si metteva tanto a costruire, come adesso! Chissà, magari l'amministrazione comunale avrà avuto dei problemi di riciclaggio con i soldi provenienti dall'ospedale di Tomba, grazie ai quali si poté finanziare il progetto. Tra l'altro, secondo il Vasari, grande artista del tempo, l'architetto del lazzaretto fu il mitico Michele Sammicheli, grande idolo del Brigante Falasco, mica pizza e fichi, anche se alcuni dicono che il progetto sia di Giangiacomo Sanguinetto: mah… guardando bene il tempio al centro dell'edificio tutto riconduce a Sammicheli, non ricorda mica la chiesa di Madonna di Campagna?!?
Del magnifico edificio ormai non rimane molto, purtroppo la sfortuna ha perseguitato il povero lazzaretto. Appena due anni dopo la sua costruzione scoppiò la peste a Verona, portata dai soldati tedeschi, quindi cominciò ad essere usato in maniera massiccia, basti pensare che in quegli anni su 54000 abitanti morirono circa 33000 veronesi a causa della peste. Il lazzaretto poteva ospitare fino a 5000 malati, gli altri dovettero essere chiusi in casa e i morti gettati nell'Adige. L'edificio era diviso in quattro reparti, che separavano i malati secondo la gravità della loro malattia, erano presenti più di 150 stanze e il complesso era circondato da mura ed arcate, con quattro portoni d'ingresso e delle torri ai vertici: in mezzo stava il tempio, sorretto da colonne, dal quale si celebrava la messa, che poteva essere ascoltata da tutti grazie ad all'ottima acustica della struttura. Poi, verso la fine del '700, venne utilizzato come deposito di esplosivi, per riprendere il suo fine sanitario per curare soldati francesi ed austriaci, quindi venne ritrasformato in deposito di munizioni fino alla seconda guerra mondiale. I tedeschi lo vollero far saltare, ma non ci riuscirono: il lato orientale dell'edificio fu raso al suolo dai fascisti, che per entrare nel lazzaretto scaricarono raffiche di mitra sulle porte, dando fuoco agli esplosivi. Il lato occidentale invece fu distrutto da un'esplosione causata inavvertitamente da dei curiosi che gironzolavano nell'area del lazzaretto nel 1945, provocando la morte anche di una trentina di persone.
Quindi, cosa si presenta oggi agli occhi del Brigante Falasco? Innanzitutto, una grande sorpresa. Per anni quest'area è stata abbandonata a se stessa, dove spaccio e quant'altro non erano rari, ma adesso sono in corso grandi opere di recupero grazie al FAI, che ha preso in gestione la zona. Il territorio è stato ripulito dalla vegetazione infestante, il che ora ci permette di osservare ciò che è rimasto delle arcate esterne del lazzaretto, che correvano lungo tutto il perimetro della struttura e che ora spuntano solo qua e la, in condizioni abbastanza critiche. Sembra di essere in un'area archeologica degna di Indiana Jones, in alcuni tratti si nota persino la pavimentazione delle celle, mentre cumuli di pietre dell'Adige stanno ad indicare che era con loro che si era edificato il lazzaretto. Il settore che più risalta nella struttura è il tempio, elegante, dalla pianta circolare, sorretto da una doppia fila di colonne: la cupola non esiste più, ma ora dal centro del tempio si può osservare il cielo, quasi come se ci si trovasse nel Pantheon romano.
Il Brigante Falasco ama il lazzaretto ed è contento che, dopo anni di cure da parte dell'Associazione Pro Loco Lazzaretto e false promesse da parte del Comune (doveva diventare un parco, addirittura collegato con la Bosco Buri attraverso una passerella sull'Adige), ora il FAI si stia occupando del suo restauro! Speriamo quindi che questo angolo della Verona Nascosta si faccia meno nascosto e sempre più conosciuto dai veronesi e non, la storia della città passa anche da qui! Tra l'altro, è una bella zona per una bella corsetta, una pedalata, un pic nic o una rappresentazione teatrale estiva…
Le informazioni sul lazzaretto? Il Brigante Falasco le ha lette sul pannello informativo posizionato al di fuori del monumento e anche su questo sito:
http://lazzarettovr.jimdo.com/storia-del-lazzaretto-deutsch-und-englisch-version/
Le mura perimetrali del lazzaretto, coperte dalla vegetazione fino a poco tempo fa
Il tempio centrale e uno dei muri divisori delle quattro sezioni del lazzaretto
Anche noi c'avemo er Pantheon!
L'eleganza...
Degno di un tempio greco o romano